Nella gestione d’impresa il controllo dei costi è fondamentale per il raggiungimento degli obiettivi aziendali. Comprendere cosa sono i costi fissi e come ridurli è fondamentale per il calcolo degli indici di bilancio e per il monitoraggio delle attività economiche, così da massimizzare i risultati reddituali.
Tutte le tipologie di impresa hanno costi fissi e costi variabili e necessitano di monitorarli.
I costi fissi sono quei fattori produttivi il cui valore complessivo rimane costante indipendentemente dal variare delle quantità che vengono prodotte o vendute da un'azienda (volumi).
Alcuni esempi sono le spese per l'affitto, l'acquisto di un macchinario, il canone di un software oppure i costi annuali delle parcelle pagate ai professionisti, come il commercialista.
Un costo fisso non subisce variazioni legate al variare della produzione. Per questo motivo devono essere sostenuti anche quando l'azienda non produce o non vende e non possono essere modificati nel breve periodo.
Vengono considerati come costi di struttura, poiché vengono sostenuti dall'imprenditore per poter mantenere aperta l'attività.
Abbiamo esaminato precedentemente la definizione di costi fissi; adesso ci proponiamo di esaminare il metodo di calcolo di tali costi. La formulazione più comune di tale procedura è la seguente:
Costi fissi = costi di produzione totali – (costo variabile per unità x numero di unità prodotte)
Una volta ottenuto il totale dei costi fissi, è possibile suddividere tale risultato per la quantità prodotta. Questo valore, denominato costo fisso unitario, assume un ruolo cruciale nella definizione dei prezzi e nei processi di perfezionamento dell'efficienza aziendale.
Assumiamo che i costi fissi mensili di una piccola impresa specializzata nella produzione di borse ammontino a 20.000 euro. Se la produzione mensile è di 200 borse, ciò implica che per ciascuna unità l'azienda affronta un costo fisso di 100 euro. Aumentando il numero di borse prodotte, il costo fisso unitario diminuirà, generando maggiori profitti.
È evidente che con l'incremento della produzione, il costo fisso unitario subirà una diminuzione. Questa circostanza sottolinea il fatto che la produzione su larga scala è considerata più remunerativa rispetto a quella su scala ridotta.
Come già anticipato, i costi fissi sono tutte quelle spese che un imprenditore è costretto a sostenere per avviare e far proseguire la propria attività.
Se un'impresa si trovasse di fronte ad un calo della domanda quindi di conseguenza si troverebbe costretta a non sfruttare al massimo la propria capacità produttiva, ma ciò nonostante comunque dovrà sostenere i costi fissi, come quelli relativi agli impianti e all'affitto.
Se invece al contrario si verificasse un aumento della domanda, l'impresa dovrà incrementare la produzione attraverso l'aumento dei costi variabili poiché nel breve periodo non si ha la possibilità di modificare i costi fissi, modificando ad esempio gli impianti produttivi.
Questo significa che nel breve periodo i costi fissi sono considerati una costante e non possono essere modificati (nel breve periodo).
Per aumentare la capacità produttiva dell'azienda dal punto di vista strutturale sarà necessario ampliare la capacità produttiva degli impianti, ricordando che dal momento in cui si effettua questo investimento possono passare anche degli anni prima di ottenere un ritorno sull'investimento.
I costi fissi possono perciò essere modificati nel lungo periodo, poiché un'impresa ha la possibilità di modificare la propria capacità produttiva solamente attraverso investimenti di medio-lungo periodo.
La caratteristica preminente dei costi fissi vincolati risiede nella loro intrinseca difficoltà, spesso accompagnata da un'insormontabile impossibilità, di subire una riduzione significativa nel breve periodo, considerando il tipico arco temporale di dodici mesi associato a un ciclo finanziario. Fondandosi sulla loro natura rigida, è plausibile classificare i costi fissi in due categorie principali:
Un tipico utilizzo per una corretta gestione aziendale è quella del calcolo del Break Even Point (bep) in cui si calcola il punto di pareggio tra i costi totali e i ricavi di vendita. Questa analisi è fondamentale per comprendere il momento in cui una azienda produce più reddito rispetto alla somma dei costi totali necessari alla produzione complessiva.
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