I costi variabili di un'azienda sono la componente dei costi totali il cui valore varia in modo proporzionale rispetto al volume della produzione, ovvero rispetto alle quantità prodotte o vedute.
Perciò più aumentano i beni che vengono prodotti, o venduti, più cresceranno i costi variabili ad essi direttamente collegati.
I costi variabili possono essere considerati come le spese che un'azienda deve sostenere per produrre la merce o erogare i propri servizi. Se l'azienda dovesse interrompere la produzione, i costi variabili sarebbero perciò pari a zero.
Si differenziano dai costi fissi poichè questi ultimi non variano al variare della quantità di produzione mentre come detto invece i costi variabili variano in maniera proporzionale al variare del volume prodotto.
L'esempio che rappresenta al meglio il concetto di costi variabili sono le materie prime utilizzate da un'azienda durante la produzione, come i materiali grezzi per le imprese che effettuano lavorazioni meccaniche, gli alimenti per un'attività alimentari oppure il legno per un mobilificio.
Nel caso di imprese commerciali che si occupano di vendita al dettaglio, come negozi di abbigliamento e ferramenta, sono considerati costi variabili le merci che vengono acquistate per essere rivendute. Questi costi sono infatti proporzionali ai volumi di vendita e vengono contabilizzati come acquisto di merce.
Altri esempi di costi variabili sono il costo del carburante per le imprese di trasporti, i costi sostenuti per affidare a terze parti determinate attività legate alla produzione e le spese per l'imballaggio e la spedizione dei prodotti.
Vengono infine considerati costi variabili anche le parcelle dei consulenti e dei professionisti esterni che sono coinvolti direttamente nelle attività di vendita e produzione, ad esempio un ingegnere che partecipa come libero professionista ad un progetto di costruzione.
Esistono diverse tipologie di costi variabili. In generale, quando si parla di costi variabili all'interno del conto economico, ci si riferisce al loro valore complessivo, dato dalla somma di tutti i costi variabili.
Questo perché i costi variabili unitari tendono a rimanere costanti al variare della produzione.
Aumentando la quantità di beni realizzati aumenterà di conseguenza i costi variabili complessivi. Tuttavia i costi relativi alla produzione delle singole unità di prodotti restano invariati.
In questo caso si parla di costi variabili lineari, ovvero che aumentano proporzionalmente all'aumentare dei volumi di produzione/vendita.
Esistono tuttavia dei casi in cui l'aumento dei costi variabili non è perfettamente proporzionale. In questo caso si parla di costi variabili regressivi e costi variabili progressivi.
I costi variabili regressivi sono quei costi che crescono in maniera meno che proporzionale al variare dei volumi di produzione. In linea teorica questo significa che il costo unitario delle merci non rimane costante, ma diminuisce progressivamente.
Tracciando una curva che rappresenta i costi variabili regressivi, si noterebbe che l'inclinazione della stessa tende a diminuire con l'aumentare delle quantità prodotte o vendute.
Questo può essere dovuto dall'ottenimento di prezzi favorevoli da parte dei fornitori in base alle quantità acquistate.
Infine i costi variabili progressivi sono quei costi che aumentano in modo più che proporzionale all'aumentare dei volumi di produzione. La principale tipologia di costi variabili progressivi sono i costi relativi al lavoro straordinario, che porta a dover far fronte ad una retribuzione maggiorata per i dipendenti.
In questo caso il costo unitario dei prodotti resta invariato per le ore di lavoro ordinarie, mentre aumenta quando è necessario ricorrere agli straordinari.
Il grafico che rappresenta i costi variabili progressivi è una curva con un'inclinazione che tende a salire all'aumentare dei volumi prodotti.
Un tipico utilizzo per una corretta gestione aziendale è quella del calcolo del Break Even Point (bep) in cui si calcola il punto di pareggio tra i costi totali (fissi e variabili) e i ricavi di vendita. Questa analisi è fondamentale per comprendere il momento in cui una azienda produce più reddito rispetto alla somma dei costi totali necessari alla produzione complessiva.
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