Blue Economy è l’approccio all’utilizzo di fonti o materiali rinnovabili, non come sostituti delle necessità produttive ma come parte sostenibile della crescita sociale ed economica.
Sempre più frequente si sente parlare di Blue Economy associata all’economia circolare, sostenibilità, sviluppo ed innovazione: ma cos'è la Blue Economy?
Questo modello proposto dell’economista belga Gunter Pauli racchiude il sogno e la volontà di ispirarsi al funzionamento della natura per soddisfare i bisogni primari, sociali ed economici delle economie emergenti, permettendo di dar luce ad attività altrimenti non realizzabili, favorendo il transito da uno stato di scarsità ad autosufficienza fino all’agiatezza, partendo da ciò che è localmente disponibile.
Blue Economy è quindi la strategia di lungo termine per una crescita sostenibile che nasce nei settori marino e marittimo, incluse tutte le attività umane che utilizzano le risorse del mare, delle coste e dei fondali per le attività industriali e lo sviluppo di servizi, e si può raggruppare in macroaree.
Il 90% del commercio globale è effettuato sul mare e previsto raddoppiare entro il 2030, inoltre, l'intera industria marittima mondiale, con oltre 11.000 Milioni di tonnellate di merci trasportate da oltre 90.000 navi, è altamente regolamentata sia per le merci che per i passeggeri e continua a fare investimenti sostanziali per ridurre il suo impatto ambientale e la sostenibilità del settore.
Il turismo mondiale genera oltre 1,5 Miliardi di presenze annue dal valore di oltre 200 Miliardi di euro, sostiene lo sviluppo e la crescita economica globale attraverso la creazione di occupazione, innovazione ed imprenditorialità. Oltre la metà del turismo mondiale raggiunge i paesi che si affacciano sul Mar Mediterraneo ad alto valore storico, artistico e culturale quali Italia, Grecia, Francia, Spagna.
Circa il 26% dell’energia mondiale è prodotta da fonti rinnovabili, una tendenza in crescita grazie anche a politiche di riduzione dei costi di produzione degli impianti e dei materiali utilizzati. Le diverse fonti quali le biomasse, l’eolico offshore, le maree, il moto ondoso, sono espressione in via di sviluppo di industrie in sostituzione delle attività estrattive.
Oltre 2 Milioni di specie animali, vegetali ed organiche vivono nel nostro ecosistema marino, dove circa 10 milioni di tonnellate di plastica e microplastiche sono riversate ogni anno. Circa 1 Miliardo di persone nel mondo dipende ogni giorno dall’acquacoltura e pesca, mentre oltre 3 Miliardi di persone vivono entro 100 km dalla costa dei mari ed oceani.
I numeri sopra indicati evidenziano tutte le opportunità e potenzialità a supporto di nuove strategie di intervento nel formulare nuove idee di sviluppo imprenditoriale legate alla Blue Economy
La validità della strategia risulterà vincente grazie al monitoraggio della filiera produttiva, le risorse da utilizzare, la capacità organizzativa, misurando la sostenibilità del modello anche attraverso la quantità di rifiuti prodotti durante tutto il processo.
Ma non è simile alla green economy?
Sebbene entrambi i modelli economici traguardano sostenibilità, circolarità e rinnovabilità delle attività umane, è facile confondersi per chi non è familiare con le loro finalità attuative. Il Bilancio di Sostenibilità e la normativa CSRD, per portare due esempi, sono legati alla Green Economy e al pacchetto Fit to 55.
Sinteticamente possiamo definire green economy l’insieme delle risorse ed innovazioni per fronteggiare il cambiamento climatico ed i suoi effetti sulla terra; mentre la visione della Blue Economy è passare da investimenti che si prefiggono l’abbattimento di emissioni e protezione ambientale, ad investimenti che utilizzando quanto è disponibile in natura, integrando le tecnologie disponibili e future per riutilizzare le risorse naturali, senza sprechi, aumentando la reddittività con minori investimenti e maggiore occupazione.
Il Blue Thinking, o pensiero Blue, è il motore della Blue Economy, ovvero fare della sostenibilità il volano delle imprese ai cambiamenti economici, essere fonte d’inspirazione abbracciando l’oceano blu di nuove opportunità, ispirandoci al mare per reagire all’inerzia sulle responsabilità ambientali delle nostre aziende.
Ma se la nostra azienda è lontana dal mare o non utilizza il mare o le sue risorse, come possiamo ispirarci alla Blue Economy?
Possiamo ispirarci al Pensiero Blue integrando le tecnologie disponibili e future per riutilizzare le risorse naturali, riducendo gli sprechi, aumentando l'efficienza, aumentando il controllo e la competitività anche grazie alla digitalizzazione come opportunità e contribuito verso visione di sostenibilità ispirata alla Blue Economy, ad esempio.
Il cloud computing in outsourcing ad un soggetto terzo che utilizza fonti energetiche 100% rinnovabili, che gestisce tutta l’infrastruttura fisica di servers, con un servizio affidabile, stabile, scalabile, che riduce i costi energetici correnti, evita il futuro smaltimento hardware di servers o pc obsoleti e dota l’azienda di strumenti sempre aggiornati e performanti per una crescita organica e consapevole a sostegno dell’ambiente, ci evita manutenzioni, aggiornamenti e sostituzioni di apparati è un esempio di sostenibilità blu. Viene spontaneo pensare che abbiamo fatto della sana green economy e siamo lontani dalla Blue Economy, dal momento che si evitano RAEE e consumi energetici aggiuntivi.
Integrare il cloud computing e farlo “adottare” in azienda, con la consapevolezza che stiamo condividendo l’emotività ed opportunità di voler trasformare il quotidiano verso una nuova forma di innovazione sostenibile, l’input per elaborare e confrontare idee fuori da schemi ordinari e precostituiti che hanno accompagnato la nostra azienda fino ad oggi, ispirandoci invece alla natura ed alla sua rinnovabilità, è un punto di partenza per poter implementare il blue thinking nelle nostre realtà aziendali.
Si produce energia per alimentare in parte l’azienda stessa, le utenze correlate, per ricaricare le auto elettriche aziendali, fino a pensare in grande, all’efficienza di recupero energetico delle bioraffinerie che potrà permettere la produzione di idrogeno attraverso l’elettrolisi dell’acqua.
Vien da sé che la digitalizzazione, nuovamente torna protagonista, nel monitorare, misurare ed efficientare i processi di Blue Economy, utilizzando nuove tecnologie quali intelligenza artificiale, machine learning, deep learning, blockchain, internet of things, cybersecurity.
Idealmente, il movimento delle masse d’acqua del globo terracqueo genererebbe da solo il 40% del fabbisogno energetico mondiale, senza poi considerare le centrali idroelettriche a terra che possono considerarsi quale fonte quasi inesauribile di energia.
Un altro esempio “terrestre” di applicazione del blue thinking è la mini-bioraffineria: utilizzare gli scarti generati dalle singole attività di produzione per ricreare valore trasformandolo in energia. Il concetto si rafforza se si creano hub di aziende che contribuiscono i rifiuti condividendone i benefici, grazie ai principi di sostenibilità blu.
L’energia eolica, solare e dal moto ondoso, le alghe dall’acquacoltura per sostenere le biomasse, gli studi e le ricerche di nuove tecnologie utilizzando quale laboratorio di eccellenza il mare e la digitalizzazione, sono opportunità a supporto degli investimenti nella ricerca e sviluppo. Questo permetterà anche di affermare e sostenere una leadership nel proprio settore e porsi all’avanguardia nel mondo verso clienti e fornitori, ma anche e soprattutto, è un valido strumento “collante dell’azienda“ per i propri collaboratori, tenendo vivo lo spirito ed il desiderio di abbracciare per farne parte, il cambiamento sostenibile partendo dalla natura.
Nel settore turistico la Blue Economy la si persegue incrementando la sinergia fra i settori pubblici e privati del territorio dove la si vuole attuare, promuovendo il patrimonio materiale e immateriale disponibile.
Questo non vuol significare spostare turisti dalle città d’arte verso altre e nuove località minori, bensì educare i promotori del “sistema turismo” alla corretta valorizzazione del territorio “ focalizzare il blue thinking così da incontrare anche la domanda nuova e crescente dei turisti che richiedono di riscoprire luoghi e culture in modo responsabile ed innovativo.
Le attività turistiche / ricreative che attuano una riduzione dell’impatto ambientale sono favorite, ma non è solo un’etichetta o una campagna marketing che valorizza un’esperienza nuova, completa ed appagante.
Mettere al centro la comunità locale, con il suo patrimonio umano e culturale che riesce a trasmettere il valore del territorio, è la chiave vincente del turismo sostenibile in chiave blue. La sinergia fra gli imprenditori locali così come la capacità dei grandi tour operator di offrire percorsi alternativi ed esperienziali valorizza il turista e chi promuove l’attività turistica così proposta.
Un esempio fra i tanti, è il Sentiero degli Dei, sui Monti Lattari, in Campania. Un percorso escursionistico di circa 10 km conosciuto in tutto il mondo e adatto a tutti, prenotato ed effettuato più da stranieri che italiani. Il motivo? L’esperienza multisensoriale che avvolge il turista sollecitato dal paesaggio mozzafiato, dal suono del mare e dai profumi dei vigneti ed agrumeti, seguendo il crinale dei Monti Lattari fino alla Punta Campanella dove si ammira l’isola di Capri, partendo da Agerola fino giù al mare di Positano, luogo d’imbarco in antichità dell’oro giallo della Repubblica Marinara d’Amalfi, limoni, richiesti in tutto il Mediterraneo.
L’Italia è piena di analoghi esempi, dal lago di Garda al Trentino, in Sicilia, in Sardegna e lungo tutta la penisola, il turismo sostenibile lo si attua promuovendo il territorio e la biodiversità, migliorando l’efficienza energetica delle strutture a disposizione degli ospiti, gestendo in maniera efficiente le risorse idriche, naturali e lo smaltimento del ciclo rifiuti, trasferendo l’opportuna sensibilità alle persone nel rispetto del prossimo e dell’ambiente, creando economia ed occupazione.
Il digitale ritorna, con il turismo virtuale che potrebbe esser in supporto al turismo sostenibile: sicuramente ad impatto zero in quanto permette da remoto / dal salotto di casa di visitate musei o luoghi di interesse storico, evitando spostamenti, file e quant’altro. Viene meno l’esperienza umana e diretta dei sensi, ma la si può sacrificare?
Un utilizzo smart del turismo virtuale lo attuiamo quando si promuove solo localmente l’offerta a disposizione degli ospiti in funzione dei tempi a disposizione durante il soggiorno, per ampliarne l’offerta.
L’offerta di visita in loco integrata dal turismo virtuale, utilizzando parte del tempo libero precedente l’arrivo o durante il soggiorno, migliora l’esperienza e le aspettative degli ospiti, e al tempo stesso contribuisce la sostenibilità dei luoghi stessi (es. musei con ingressi contingentati che altrimenti non si sarebbero potuti visitare, riduzione degli spostamenti).
Un'altra fonte d’ispirazione di Blue Economy è il turismo di crociera.
Le linee di crociera sono all'avanguardia nello sviluppo di pratiche ambientali responsabili oltre ad implementare tecnologie innovative nella gestione delle navi.
Un esempio è la gestione delle emissioni in atmosfera, di fatto abbattendo i gas di scarico attraverso l’installazione di dispositivi di depurazione dell’aria oltre all’utilizzo di combustibili alternativi come il gas naturale o le celle a combustibile: saranno ridotte di oltre il 30% le immissioni di CO2 entro il 2025.
L’industria crocieristica è da sempre all’avanguardia nell’efficienza energetica, aggiornando le tecnologie sui motori principali ed ausiliari, installando i nuovi motori di ultima generazione nelle nuove costruzioni, sostituendo gli impianti illuminanti tradizionali con impianti a LED, di fatto abbattendo i consumi di oltre l’80%, oppure sostenendo le nuove tecnologie negli impianti di condizionamento per recuperare la condensazione e migliorare l’abitabilità degli ambienti.
Un aspetto riguarda tutta la filiera delle attività di bordo, partendo dal procurement dei materiali, fino alla selezione delle società che trasformano i materiali, la logistica, il packaging, l’utilizzo per esempio di innovativi rivestimenti per cabine per l’insonorizzazione e risparmio energetico, sino all’utilizzo di pitture specifiche ed eco compatibili che riducono l’attrito durante la navigazione, sono tutti segnali concreti di una continua responsabilizzazione nell’utilizzo e rispetto del mare.
L’industria crocieristica è altresì coraggiosa e tangibilmente sostenitrice della Blue Economy, quanto manda in demolizione unità ancora funzionanti, redditizie e sicure per la navigazione, che purtroppo non riflettono gli standard di sostenibilità ambientale per i quali le stesse compagnie ne sono promotrici a livello globale.
Un primato d’avanguardia per le navi da crociera risulta da attente pratiche di gestione e riciclo dei rifiuti per prevenire l’inquinamento degli oceani: la gestione dei rifiuti delle navi da crociera permette il riciclo di oltre il 60% in più di rifiuti per persona rispetto al quantitativo analogo prodotto a terra. Questo grazie alla professionalità e l’utilizzo di tecnologie che permettono anche di arrivare al 100% di riutilizzo dei rifiuti generati a bordo, riducendo, riutilizzando, donando, riciclando e convertendo i rifiuti in energia: ogni anno oltre 80.000 tonnellate di carta, plastica, alluminio e vetro vengono riciclati.
Blue Economy è anche essere consapevoli dei processi di sostenibilità, mettendo la natura al centro, imitarla per migliorare la qualità di vita personale ed aziendale, diversificare per essere resilienti, non diversificare per la sola necessità di efficienza o profittabilità aziendale o peggio lasciarsi travolgere dalla “sosteniblablabla” (Basta con la sosteniblabla - Robert Engelman), termine da bandire per chi parla di Green e Blue Economy, che identifica chi si professa sostenibile per darsi un’etichetta, senza esserlo nella sostanza.
I principi della Blue Economy sono ispirati alla natura per creare valore con minor utilizzo di energia, utilizzando quanto disponibile localmente a sostegno delle attività che implementano questo modello di business. Osservando la circolarità dei processi naturali, notiamo che non sono contemplati rifiuti, ovvero la natura stessa si trasforma e si adatta continuamente alle nuove realtà che la circondano.
La resilienza delle idee maturate nell’era Covid-19 coniugata alla sostenibilità e rinnovabilità della Blue Economy dovranno essere fonte d’ispirazione per gli imprenditori desiderosi di implementare nelle proprie realtà questo nuovo modello economico che può esprimere etica, ambiente, mercato e società attraverso:
Abbiamo l’obbligo morale e civile di tutelare il nostro pianeta, migliorarlo e rigenerarlo per le generazioni future: nel nostro piccolo possiamo contribuire concretamente attraverso un sistema di fare impresa etico e sostenibile, diverso dai soliti schemi.
Ho girato il globo terracqueo grazie ad una professionalità cresciuta e consolidata sul mare, sempre con un comune denominatore quali curiosità, innovazione, multiculturalità, continuo aggiornamento professionale interdisciplinare, con navigazione di lungo corso su navi petroliere trasportando petrolio greggio, suoi derivati e gas naturale. Aver lavorato nello shipping per circa 30 anni mi permette di poter contribuire una visione personale ed a tratti sognatrice delle potenzialità della Blue Economy, provare a trasferire queste esperienze in contesti diversi dal mare verso parte della società civile, aiutando a divulgare la consapevolezza e la necessità di dover aderire sempre più alle problematiche ambientali, in ogni ambito socioeconomico.
C.L.C. Roberto Di Tucci
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